Consulenti del Lavoro presidio di legalità: contro una recente azione della CGIL Lombardia

In seguito a una recente azione propagandistica della CGIL Lombardia il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha annunciato, con un comunicato stampa, diramato lo scorso 8 Maggio, un’azione legale a tutela degli iscritti, prendendo così le distanze da questa offensiva immotivata e ribadendo il ruolo di terzietà che è proprio dell’ordine professionale.

La necessità di ribadire con forza la consapevolezza di essere un presidio di legalità, tutelando gli iscritti all’Ordine e i lavoratori stessi, si è manifestata in seguito a un recente volantino, diffuso dalla CGIL Lombardia e fatto circolare anche su internet, dove si parlava di una presunta

“minaccia alla garanzia di tutela dei lavoratori”

che si affidano ai Consulenti del Lavoro per l’invio delle dimissioni on line.

Per questo, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha ritenuto indispensabile prendere le distanze da questa nuova offensiva del sindacato, perseguendo le vie legali e affermando con convinzione che non vi è e non vi sarà mai

“Nessuna minaccia alla tutela dei diritti dei lavoratori anche nei casi di dimissioni. Dai Consulenti del Lavoro il massimo dell’imparzialità nel rispetto delle leggi”.

Il ruolo di terzietà dei Consulenti del Lavoro, presidio di legalità

Come è noto, infatti, i Consulenti del Lavoro sono tra i soggetti abilitati a inviare le dimissioni, per via telematica, collegandosi al portale ClicLavoro, insieme ad altri soggetti, esplicitamente autorizzati dalla normativa, come le organizzazioni sindacali, i patronati, gli enti bilaterali e le direzioni territoriali del lavoro.
Che le affermazioni del sindacato siano prive di ogni fondamento lo dimostra innanzitutto il sistema legislativo italiano: da circa 15 anni, infatti, è proprio il sistema legislativo italiano ad aver assegnato ai Consulenti del Lavoro, attraverso specifiche funzioni, quel ruolo di terzietà che li contraddistingue come un attore del tutto autonomo e indipendente, rispetto alle imprese e ai lavoratori.
Il Decreto Legislativo 276/2003 (Riforma Biagi), dopo un attento e preciso iter parlamentare, attribuiva alla Categoria, attraverso i Consigli provinciali, qualificati come “sedi protette”, la possibilità di certificare i contratti di lavoro e di conciliare eventuali controversie fra datori e dipendenti.
A questi compiti, fino a quel momento riservati solo agli uffici territoriali del lavoro e alle organizzazioni sindacali, si aggiungevano, poi, con la legge Fornero, anche le funzioni di rappresentanza dei diritti dei lavoratori.
Il Decreto Legislativo 81/2015 (Jobs Act) ha ulteriormente ampliato la funzione conciliativa propria dei Consulenti del Lavoro, in materia di mansioni e contratto part-time, dal momento che individua nelle commissioni di certificazione le sedi deputate alla formalizzazione degli accordi individuali di modifica della mansioni e di flessibilità della distribuzione dell’orario nel rapporto di lavoro a tempo parziale. A ciò si aggiunge un’altra importante prerogativa: al lavoratore viene offerta la possibilità di farsi assistere da un Consulente del Lavoro, una figura che, così, esce definitivamente dal ruolo circoscritto di assistente esclusivo della parte datoriale.
Il legislatore, quindi, ha voluto riconoscere al professionista il ruolo di garante dei diritti del lavoratore, come conferma anche il D. Lgs. 23/2015 che introduce l’offerta di conciliazione preventiva per i licenziamenti dei lavoratori soggetti al regime del nuovo contratto a “tutele crescenti” (ovvero ai lavoratori assunti dal 7 marzo 2015). L’intera procedura è valida solo se svolta in una delle sedi protette, fra le quali, come la legge prevede espressamente, figurano le Commissioni di certificazione istituite presso i Consigli provinciali dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
L’intero quadro normativo di riferimento, quindi, assegna chiaramente ai Consulenti del Lavoro un ruolo di equidistanza e terzietà rispetto alle parti del rapporto di lavoro.
Per questo il Consiglio Nazionale dell’Ordine, a fronte dell’ennesimo, ingiustificato attacco della CGIL, ha dato mandato ai propri legali per avviare ogni azione mirata alla tutela dell’onorabilità degli iscritti all’albo e dei valori che la Categoria rappresenta, la cui attività è vigilata dal Ministero del Lavoro.