Una nuova sede per essere al centro del mondo del lavoro e del territorio della Tuscia

Giovedì 29 Giugno si è tenuta l’inaugurazione della nuova sede del Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Viterbo: un nutrito gruppo di colleghi, insieme ai componenti del Consiglio e ai rappresentanti delle sedi locali dell’Agenzia delle Entrate e dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e del Consiglio Provinciale di Roma, si sono riuniti per incontrare il vescovo, Sua Eccellenza Rev.ma Lino Fumagalli, la presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine, Marina Calderone, e il presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

Un’occasione conviviale che ha permesso ai colleghi di incontrarsi e confrontarsi in un clima informale dove, però, non sono mancati interessanti spunti di riflessione offerti sia da alcuni componenti del Consiglio Provinciale, sia dagli ospiti intervenuti.

Il presidente Giuseppe D’Angelo ha osservato, ad esempio, che la scelta di una nuova sede si è resa necessaria per renderne più semplice l’accesso ai colleghi: gli uffici della segreteria e del Consiglio Provinciale si trovano, infatti, a Piazza dei Caduti, in prossimità di ampi parcheggi a pagamento e gratuiti, come quello di valle Faul. Una centralità non solo spaziale ma anche sociale, dal momento che la prerogativa principale dei consulenti del lavoro è proprio quella di essere il punto di incontro tra imprese e lavoratori. Giuseppe D’Angelo ha anche evidenziato alcuni tra i fronti principali su cui il Consiglio Provinciale continuerà a impegnarsi nei prossimi anni: l’accesso dei giovani alla professione e la semplificazione della prassi amministrativa che spesso rende difficoltoso lo svolgimento della professione.

 

 

Sua Eccellenza Lino Fumagalli ha salutato i consulenti del lavoro ricordando la centralità del tema della lavoro nella dottrina sociale e nella riflessione teorica della Chiesa e auspicando un’attenzione particolare a un territorio come quello della Tuscia segnato, negli anni della crisi economica, dalla piaga della disoccupazione. Il vescovo di Viterbo ha anche esortato i professionisti presenti in sala a contrastare attivamente la pratica del lavoro nero, ancora troppo diffusa nella nostra provincia e nel nostro Paese.

La presidente Marina Calderone nel suo articolato excursus ha ricordato le battaglie che negli ultimi anni hanno impegnato i vertici dell’Ordine, per difendere una professione costantemente sotto attacco come quella dei consulenti del lavoro: è, infatti, sempre stato complicato ottenere e vedere riconosciute dal legislatore quelle competenze e quelle prerogative che rendono ancora oggi l’attività di consulenza del lavoro indispensabile nel tessuto economico-sociale. Un’attenzione particolare è stata rivolta da Marina Calderone, agli effetti della crisi economica: ricordando come 500.000 giovani abbiano lasciato l’Italia negli scorsi anni, la presidente ha esortato i colleghi a valorizzare soprattutto chi si appresta a entrare nel mondo del lavoro.

Rosario De Luca ha, invece, sottolineato l’importanza di aprirsi a ogni nuovo segmento del mondo del lavoro: quella delle colf è, ad esempio, una figura ancora poco considerata dai consulenti, una figura che però è ormai presente in gran parte delle famiglie italiane e la cui cura, dal punto di vista contrattuale e giuslavoristico, può permettere al consulente di stringere rapporti di collaborazione lavorativa con altri membri della famiglia che, ad esempio, svolgono attività imprenditoriali. Per Rosario De Luca la figura del consulente del lavoro sarà nei prossimi anni impegnata nell’offrire una consulenza sempre più ampia in ambito fiscale, nella sicurezza sul lavoro, nei piani pensionistici e nella selezione del personale: è per questo che la Fondazione Studi si impegnerà costantemente per offrire strumenti formativi e risorse digitali utili ad affrontare al meglio queste sfide.

Anche Nazzareno Pelliccia, consigliere e Tesoriere del Consiglio Provinciale ha rilevato quanto sia importante, nei prossimi anni, impegnarsi nella diffusione della conoscenza della figura del consulente del lavoro tra i giovani: anche se l’accesso alla professione è stato reso più difficoltoso dal requisito della laurea (almeno triennale), scegliere quest’attività consente oggi di svolgere non solo attività tradizionali come quella dell’elaborazione dei cedolini e delle buste paga ma di essere un consulente che assiste l’azienda a 360 gradi, garantendo che ogni sua attività sia svolta nel pieno rispetto della normativa vigente.